Critica su Giorgio Scaini
Particolare di una scultura di Giorgio Scaini

La scultura di Giorgio Scaini
di Francesca Pensa

Le sculture di Giorgio Scaini, seppur nate dalla personalità schiva e discreta del loro autore, si impongono allo spettatore in modo sostanzialmente forte e non permettono di essere osservate distrattamente.
La forza della loro attrazione non è da cercare in una presenza perentoria ed emotivamente monumentale, ma piuttosto nella sottile seduzione intellettuale che emana da queste raffinate immagini tridimensionali.
La gran parte dei pezzi è costitutita da ritratti, preferibilmente femminili, raffiguranti donne che dialogano con l'osservatore attraverso le fattezze liricamente perfette dei loro volti, i gesti eleganti delle loro mani, gli oggetti e gli animali che le accompagnano quasi come simboli e attributi delle loro inafferrabili personalità. Spesso si tratta di colombe bianche, a volte delicatamente posate sulle superfici smaltate e glabre, oppure prodigiosamente volanti e trattenute nello spazio da inserti metallici che definiscono traiettorie geometricamente perfette. In alcuni casi compaiono anche forme geometriche che sottolineano i movimenti delle figure oppure si offrono come basi e supporti delle sculture, riprendendone il ritmo ricercato e attentamente sorvegliato.
Lo spazio partecipa alla composizione delle opere, accompagnando le forme plastiche in armonia e coerenza assolute. Le figure vengono inserite entro partizioni atmosferiche accuratamente stabilite e calibrate; in ciò si può intravedere il ricordo della lunga pratica fotografica dell'artista, che, tuttavia, nulla ha mutuato nella sua arte di quello che avrebbe potuto essere un facile naturalismo derivato dalla fotografia. Le immagini scultoree dalle epidermidi lucide e perfette e dalle capigliature agitate e intrise di vento paiono invitarci ad un dialogo fatto di corrispondenze interiori; le loro mani si muovono con gesti eleganti e paiono voler sottolineare un discorso che non è fatto di suoni o di parole, ma di emozioni e assonanze che si percepiscono con gli occhi e con il cuore. La lunga tradizione europea della scultura figurativa mostra nell'opera di Scaini la propria ancor ricca ed inesauribile capacità di trasformarsi in una forma che si mantiene sempre viva e attuale. La frequentazione di questo secolare filone dell'arte ha radici lontane nel percorso creativo dello scultore: in Accademia, l'insegnamento di Messina e Manfrini fornisce infatti all'artista l'opportunità di approfondire questo fondamentale ambito dell'arte europea; sempre a partire da questi anni, Scaini fa propria la comprensione e la pratica di tutti i mezzi tecnici necessari all'espressione plastica, strumenti che egli sapientamente usa, non tanto alla conquista di uno sterile virtuosismo, ma alla ricerca della piena libertà di comunicazione che solo l'approfondita conoscenza della tecnica può assicurare. Nelle opere dello scultore sono tuttavia ravvisabili anche elementi di varia ispirazione, tutti riferibili ad una cultura artistica poliedrica, nella quale ogni motivo derivante da poetiche passate e presenti appare trasformato in un lungo lavoro di personale riflessione e riappropriazione creativa. La passione per l'immagine femminile ha la sua radice nella pittura di Klimt e Boldini, ma Scaini ha anche profondamente analizzato l'arte etrusca nella sua millenaria tradizione della ceroplastica, il Barocco e la scultura classica e romanica, in una costante e sensibile indagine che trova la sua genesi primaria nell'esperienza del padre, pittore, e quindi a contatto con l'ambiente artistico milanese tra le due guerre, con particolare riferimento all'esperienza dei Chiaristi.
E tuttavia, nelle sculture di Scaini appaiono anche motivi diversi, apparentemente contrastanti con il naturalismo costante delle immagini: alcuni particolari delle opere, infatti, si trasformano in parole e vocaboli di un linguaggio astratto, che appare senza proporsi in modo dirompente, ma anzi ponendosi quasi come una naturale metamorfosi della ricercata mimesis delle immagini plastiche. E così gli eleganti abiti delle donne di Scaini possono diventare un insieme serrato ma sempre abilmente controllato di volumi e forme geometriche; lo stesso può accadere ai capelli di alcuni personaggi e ad altri particolari degli oggetti rappresentati.
Più raramente lo scultore inserisce elementi "reali": sassi o frammenti di legno possono completare alcune sculture, ma il loro aspetto originario e casuale appare trasformato e volutamente nascosto sotto una forma di perfezione estetica che si pone come obiettivo irrinunciabile della poetica dell'artista. Il lavoro di creazione e di definizione completa di un'opera non viene mai limitato ad un unico momento, magari precedente la vera e propria realizzazione; Scaini parte da un'idea iniziale, ma il procedere nell'esecuzione, con tutti gli inaspettati accidenti che da essa possono scaturire, conduce l'artista verso risultati imprevedibili, definibili solo nel filo ininterrotto dei momenti successivi e concatenati che compongono la creazione artistica. Così avviene che le prime immagini, spesso generate dal confronto con la realtà, si trasformino in qualcosa di diverso, decantandosi in una forma che le rende appartenenti ad un universo che non è quello del nostro mondo.
I volti smettono di essere riferibili a fisionomie individuali e assumono i caratteri di tipologie assolute, trasformandosi in icone che vengono percepite come metafore ideali della infinita varietà del reale.
La metamorfosi delle sculture non riguarda solo le figure, che emergono purificate da ogni elemento naturalistico; anche il materiale e il suo modificarsi nel procedimento creativo partecipano alla trasformazione imposta da Scaini.
Lo scultore usa materie diverse, ma chiara è la sua predilezione per la terracotta, elemento primario e antichissimo dell'arte. L'argilla, frutto spontaneo e naturale della terra, assume nelle opere dello scultore forme raffinate e insolite, mostrando la propria enorme versatilità espressiva e piegandosi ad effetti che quasi ne cancellano il tradizionale e abituale aspetto.
Smalti policromi, foglie d'oro e d'argento, trattamenti sapienti e abili della superficie, trasformano l'opaca terracotta in qualcosa di inaspettato, fingendo lucidi minerali e marmi preziosi, caldi metalli e legni segnati dal tempo.
Emerge quindi da queste immagini un senso vivo di metamorfosi costante, che appare plasmata dalle mani ma anche dalla coscienza dell'artista, nella consapevolezza di definire un unicum, nel quale arriva a conclusione un percorso irripetibile, per di più mai tecnicamente duplicabile.
Scaini usa comunque anche altri materiali, come il bronzo, ed espressioni artistiche diverse, come il disegno: i temi e i risultati iconografici riecheggiano quelli della più frequentata terracotta, ma anche qui resta viva l'attenzione per il colore, più naturale nell'immagine grafica, che spesso riprende la disinvolta policromia della scultura, più ricercata e sottile nei bronzi, sui quali si alternano superfici lucide e splendenti, opposte a frammenti rugosi e ruvidi, in studiati e ordinati contrappunti.
Nelle prime opere di Scaini si coglie invece un'ispirazione a temi più espressionisti, che appaiono evidenziati in immagini più tormentate e sofferte. Procedendo nel tempo, l'artista ha abbandonato questi stilemi, scegliendo e affinando una forma votata ad una raffinata e contenuta liricità. Ma, a voler ben guardare, gli indizi di questo passato restano presenti e riconoscibili in qualche ritratto più emotivamente coinvolgente e soprattutto si distinguono nei segni, nei graffi, nei solchi che, seppur attraverso linee armoniche e curve perfette, increspano le superfici levigate delle sculture.
E così, queste opere, raffiguranti apparizioni di raffinata eleganza o figure di un cosmo intellettuale e metafisico, possono accennare anche a toni più sofferti ed emozionati, seppur sempre espressi con un registro sommesso e discreto.
La definizione di queste sculture appare comunque costantemente stabilita in stretta e necessaria sintonia con i moti e i tempi della coscienza e del sentire più interiore dell'artista, che in esse arriva ad esprimere una raffinata ma partecipata sintesi di un'emozione, trasfigurata in idea e metafora della realtà.

Gennaio 1996