Critica su Giorgio Scaini
Particolare di una scultura di Giorgio Scaini

Intensità lirica e suggestioni formali nell'opera plastica di Giorgio Scaini
di Franco Migliaccio

Osservando le opere di Giorgio Scaini ci viene da pensare alla irripetibile stagione del Barocco. Non certo per L'indulgenza a quel senso ornamentale, aggraziato e gentile - mai ridondante e fine a se stesso - intenso come serissimo gioco esperimentale; e nemmeno per un diretto richiamo culturale e iconografico, più o meno latente, con la grande arte del Seicento, ma, piuttosto, per quella evidentissima padronanza dello spazio e per la consumata capacità di dominio delle sue infinite, possibili articolazioni: elementi questi che ci rimandano - ma solo per assonanze ideali - a quel periodo della storia dell'arte durante il quale lo spazio fu reso oggetto di "forzature" e "dilatazioni" portate concettualmente e visivamente sino alle più estreme conoscenze. E in questo tipo di spazio si "muovono" le figure di Scaini; leggere e fluttuanti ma anche densamente plastiche e volumetricamente compiute; leggiadre ed eleganti, incorniciate da un divertito lirismo ma al contempo descritte in forme solide e in vibranti brani di poesia e di accurate introspezioni psicologiche.
Ma il "referente" ideale dell'Artista non è reperibile internamente a un solo periodo della storia dell'arte: si possono ignorare i linearismi sinuosi che ci rimandano ai preziosismi del Liberty o alla monumentalità elegante di certe espressioni della Art-Deco?
L'inconografia di Scaini attinge ad un repertorio vario e ampio che muove dal suo patrimonio culturale (frutto di sudori e conoscenze, di faticosi processi di assimilazione, impagabile bagaglio per un artista professionalmente serio) e si congiunge ad una "quotidianità" reinventata dalla fantasia e da un "che", sempre presente, improntato ad una sottile ironia e ad un disincantato stupore. E' una realtà "rivisitata" con gli antichi strumenti della simbolizzazione e dell'allegoria, e filtrata da intendimenti espressivi direttamente collegati alla sfera delle risonanze interiori.
Scaini si esprime con forme dinamiche, espressionisticamente dilatate e, a volte, futuristicamente compenetrate fra loro; forme perfettamente levigate alternate alla freschezza di modellati incisi o "graffiati" per imbrigliare la luce in inusuali effetti chiaroscurali, di indubbia suggestione.
Ma la suggestione non è solo affidata alla eleganza delle forme o, semplicemente, al fascino tematico di molte opere e alle loro sofisticatissime stilizzazioni; vi concorre anche il colore, elemento di non secondaria importanza nella complessiva economia di tantissimi 1avori.
Scultore policrome, dunque, che rinnovano suggestioni timbrico-pittoriche ove la commistione fra materiali eterogenei (terracotte, metalli, patine bronzee auree e argentee, ecc.) alimenta, anch'essa, quella sensazione di ricchezza intrinseca, quasi crisoelefantina, e di grande libertà espressiva.
Quello di Giorgio Scaini è un atteggiamento essenzialmente figurativo che si avvale però di una "imagerie" non condizionata dalla "mimesis"; le sue immagini sono liberamente interpretate e guidate da una profonda sensibilità (plastica e cromatica) e da una feconda carica inventiva. La sua figurazione è retta da una scelta folta di valori essenziali e umori psichici estratti direttamente dal profondo.
Le opere di Giorgio Scaini rifuggono perciò l'atteggiamento "contemplativo" e ci invitano ad uno scambio emozionale, improntato a un sistema di rapporti e di intime relazioni con la complicità di una tecnica preziosa, di un linguaggio sofisticato e colto, e con le armi accattivanti di un "mestiere" che può avvalersi di mille diverse e sorprendenti soluzioni plastiche-formali.

Gennaio 1995