Critica su Giorgio Scaini
Particolare di una scultura di Giorgio Scaini

Giorgio Scaini. Figure di futuro
di Teodosio Martucci

Un carattere riservato, disponibilità, e soprattutto una grande passione per l'insegnamento. Queste le prime impressioni di chi s'imbatte nella personalità di Giorgio Scaini. Impressioni che poi si rafforzano sino a divenire affascinante evocazione d'intelligenza e cultura una volta che si ha modo di osservare le sue opere di scultura.
L'artista è nato a Goito nel 1940 e seguendo il vivo spirito estetico del padre Francesco, eccellente pittore, a poco a poco si è introdotto nell'atmosfera creativa lombarda. Frequenta l'Accademia di Brera ove si perfeziona nel confronto con la scultura di Francesco Messina ed Enrico Manfrini. Dal 1960, conseguita l'abilitazione all'insegnamento, inizia una brillante attività professionale come docente che lo vede fra l'altro dal 1975 ordinario di "Figura disegnata" presso il I Liceo Artistico di Milano. Numerose le sue presenze in rassegne collettive e mostre personali.
Nella sua ricerca la forma è l'espressione di una nitida elaborazione della linea che perimetra il ritmo e la tensione dei volumi che nel corpo umano, maschile o femminile, approfondiscono con acume psicologico e stilistico l'insieme della composizione. Per Scaini l'essenziale è la vitalità della materia. Essa deve palpitare, animare lo spazio, ma al di fuori di ogni istintiva brutalità o asprezza di modellato.
Ne deriva che lo scultore si allontana da una concezione tradizionale della scultura perché le sue forme si pongono oltre una definizione statica, bloccata dell'organismo plastico. Il movimento è vita, relazione armonica con il tempo e lo spazio. Esso manifesta nella raffinatezza del moto il senso di un equilibrio del corpo e della mente, del fisico e dello spirituale. Un'aspirazione a cui già tendeva la scultura classica, ma all'interno di una visione più astratta, idealizzata della figura umana e della sua forma. Scaini non ignora il peso, l'energia delle passioni, ma non se ne lascia dominare. Le filtra e le trascende nella sintetica razionalità della composizione.
Dai suoi interventi scaturisce uno stimolo di realismo acutamente allegorico che in alcune realizzazioni si intensifica in trasfigurazioni dalla viva sensibilità espressionista. Lo stile di Scaini si può porre in relazione con le moderne rivisitazioni della figura che sono state sperimentate nei metaforici stravolgimenti di Vangi, nell'esistenziale decorativismo di un Bodini o nella plastica organicità del linguaggio di Attardi. Negli anni settanta una più marcata tendenza alla deformazione dei corpi, alle accentuazioni dei tormenti della materia, ai contrasti tra i vari nodi plastici, segnava con maggiore frequenza la figura di Scaini. Sempre, però, sensibile a non forzare oltre un naturale istinto di equilibrio strutturale la natura del suo discorso scultoreo.
L'artista impernia la sua immagine sulla figura umana, i suoi sentimenti, gli stimoli interiori che incidono sulla personalità e la conducono verso la malinconìa o l'enigma, il desiderio o la sorpresa, il turbamento o il sorriso. Scultura di stati d'animo che si solidificano nella pura stereometria delle forme, nella avveniristica e modulare componentistica con cui i vari elementi dell'opera si amalgamano e si congiungono l'un con l'altro. Spesso il busto di un corpo, il profilo di un volto il torso di un uomo viene accompagnato da cerchi, fili di alluminio, che sottolineano ulteriormente il vortice, il dinamismo della scultura di Scaini. Le forme sono plasticamente determinate e il repentino flettersi dei piani, il continuo aggetto di volumi, la danza delle torsioni, consentono alla luce di rendere particolarmente innervate di energia le superfici. Da rilevare come la rappresentazione assume i caratteri di una limpida fiaba che fermenta di poesia e meraviglia le concrete trasmutazioni dei personaggi intuiti da Scaini. In essi si percepisce la modernità dello stile, della scultura rinnovata che, tuttavia, non taglia brutalmente i ponti con la tradizione, ma vi pone nuova linfa espressiva. Come accadde con l'impressionismo plastico di Rodin, quando aprì la strutturazione della forma alla libertà dell'ambiente, dello spazio, della luce, dell'atmosfera.
Una riflessione, questa, che Scaini non ha ignorato, ma ha originalmente interpretato e motivato nelle sue personali ricerche estetiche. La energia spirituale che si manifesta nelle sue sculture è il segno tangibile di una concezione dinamica delle sue prorompenti stilizzazioni sempre sul punto di sprofondare in un precipizio da cui non si ritraggono ma che elegantemente saltano o eludono. Così tra antico e moderno, tra sottili riferimenti alla plastica etnisca o raffinati suggerimenti al costruttivismo, l'artista sperimenta il suo modellato, lo trasforma in vere e proprie architetture spaziali, misurate sulla proporzione umana, sul suo senso del movimento. Da evidenziare, inoltre, il suggestivo trattamento delle superfici in cui interviene il colore che in Fabiana, o in La Treccia, ed altre opere ancora rafforza il naturalismo dell'espressione, senza deviazioni verso verismi di mera accademia. Anche nella ritrattistica Scaini manifesta doti non comuni di introspezione realista, di analisi psicologica. Interventi nei quali, pare di cogliere, echi della grande tradizione plastica dell'antica Roma, i cui ritratti ancora oggi, per certi versi, risultano insuperati come esplorazione concreta, oggettiva della condizione umana. I materiali che l'artista utilizza nei suoi lavori sono diversi: dal bronzo patinato, alla terracotta policroma, dai metalli all'argento, e in virtù dell'intelligente e colta artigianalità di Scaini si mimetizzano quasi fossero plastica o legno. La natura del materiale sembra occultarsi per trasformarsi alchemicamente in un'altra e diversa sostanza.
Lo scultore compenetra le tensioni della ricerca contemporanea, dei suoi poetici messaggi con la storia della scultura: le sue fonti legate all'ambiente mediterraneo (l'Antico Egitto, la Grecia). Ma Scaini interviene senza mediazioni archeologiche. Egli viaggia con il vigore del sentimento, con l'intuizione della novità e della libera comunicazione che, pur tra tante costrizioni, lentamente e con costanza si misura anche con le contraddizioni e i travagli del mondo d'oggi.

Marzo 1996